Di cosa mi sono pentito

Strana cosa i mercati. Quando ho cominciato il mio lavoro in pubblicità si parlava dei mercati sempre come concetti, astrazioni numeriche che scaturivano da corpose ricerche di mercato. Poi, il mio lavoro consisteva nel prefigurarmi chi potesse vedere una mia campagna o un semplice annuncio per poter inviare loro il messaggio del mio cliente. Studiavo tantissimo quei report per immaginarmi un individuo tipo, in pratica un fantasma che non esisteva. Infine l’unico modo per capire se avevamo centrato gli obiettivi per il cliente era misurare l’incremento delle vendite. Ma anche qui succedeva qualcosa di strano: se vi era un incremento delle vendite il merito era dell’organizzazione commerciale e dei venditori, se invece incremento non c’era era la pubblicità che non aveva funzionato. Strana cosa i mercati. Un importante e blasonato collega prima di me dichiarò, come fosse un evento inevitabile, che l’investimento in advertising fosse per il 50% sprecato, il peccato era che non si potesse sapere quale 50% fosse. Stavo cominciando a pormi serie domande sul lavoro che stavo svolgendo.